29AVANA E COGNAC (1985)
con Aldo Baglio (Avana)
Giovanni Storti (Cognac)

Marco Della Noce (secondino, direttore del carcere, Ansiolin)
Cesare Gallarini (detenuto, boss mafioso)

 

testo e regia Giangilberto Monti

10-21 aprile 1985 – Teatro Verdi di Milano

Due giovani mafiosi, Avana (Aldo Baglio) e Cognac (Giovanni Storti), vengono sorpresi all’aeroporto di Linate con un ingente carico di stupefacenti e portati in carcere, dove subiscono strane visite: prima il vicino di cella Ansiolin (Marco Della Noce) stranamente assomigliante al secondino e al direttore del carcere, poi un detenuto troppo curioso (Cesare Gallarini), che si rivelerà essere un temuto boss mafioso. Solo nel finale si scopre che il palermitano Avana e il milanese Cognac sono stati sequestrati dalla stessa mafia a cui appartengono, stanca dei loro continui e improbabili fallimenti nel campo del crimine organizzato.
Un quasi musical che segna gli esordi teatrali di quattro comici destinati al successo.

musiche Gaetano Liguori
scene Luca Gandini
costumi Beatrice Gatti – foto Marco Giberti

28CARISSIMA LUCREZIA (1993-1994)
monologo teatrale con Evelina Primo

testo e regia Giangilberto Monti

1993 – Teatro Eduardo di Opera
febbraio 1994 – Sala Fontana di Milano

“Questa è una storia vera. Un fatto di cronaca avvenuto in Italia alla fine del 1500. E’ la tragica storia d’amore di Lucrezia Malpigli, lucchese, sposa infelice di Lelio Buonvisi e sfortunata amante di Massimiliano Arnolfini, suo coetaneo e troppo meno nobile di Lelio. E’ anche un racconto di sentimenti e di tradimenti, una voglia di felicità. Una grande storia d’amore tra una società legata alle sue leggi e una passione che non ha tempo di vederle cambiare”

Il testo di “Carissima Lucrezia”, ispirato agli atti del processo di Lucrezia Malpigli, rimane a lungo nel cassetto, fino a quando il Teatro Eduardo di Opera lo produce nel 1993 come monologo al femminile: un’attrice che vive ai giorni nostri prepara una cena e intanto ripassa un monologo, cucina e risponde al telefono, nell’attesa di un ospite che non arriverà. Ed è in questo modo che assistiamo alla storia antica e tormentata di Lucrezia e alle molte coincidenze tra la sua vita e quella dell’attrice sua omonima, da poco separata dal marito. Evelina Primo è attrice di teatro e di cabaret, ha lavorato per il CRT di Milano, il Gruppo Fontemaggiore di Perugia e il Teatro del Buratto di Milano. Nel 1998 la Radio Svizzera Italiana ne produce la versione storica, adattata dall’autore per il mezzo radiofonico, con un cast di undici attori.

voci fuori campo Tony Rucco, Roberto Maggioni e Giangilberto Monti
scena Anusc Castiglioni

27DREYFUS (1998)
con Graziella Galvani, Fabio Carraresi,
Daniele Marfori e Maurizio Salvalalio

testo di Vittorio Orsenigo e Giangilberto Monti
regia Giangilberto Monti

Milano 1998 – Associazione Porte Aperte

Durante il 1998 un gruppo di avvocati e professionisti milanesi raccolse scritti e testimonianze sul notissimo “caso Dreyfus”, di cui in quell’anno ricorreva il centenario. L’ispiratore di quella ricerca fu Francesco Piscopo, legale di origine siciliana, che proprio l’anno prima aveva fondato nel tipico quartiere del Ticinese un circolo che segnò una stagione di grandi curiosità ed eventi nella vita culturale di Milano. Uno di questi fu proprio la preparazione dello spettacolo che doveva raccogliere i frutti di quella ricerca. Il capitano dell’esercito francese di origine ebraica Alfred Dreyfus negli ultimi anni del secolo scorso fu incriminato ingiustamente con l’accusa di alto tradimento e spionaggio ai danni della Francia. Degradato e condannato ai lavori forzati il suo caso suscitò grande sdegno e scalpore nella parte più illuminata del paese, fino a quando lo scrittore Emile Zola, il 13 gennaio 1898, indirizzò ai giudici e all’esercito francese una pubblica invettiva che venne poi affissa su tutti i muri di Parigi: il “J’accuse”, che provocò la riapertura del caso e la cancellazione della condanna, ma non la totale riabilitazione di Dreyfus, ferita ancora aperta nella storia di quel pur civilissimo paese. Dai risultati di questo gruppo di lavoro lo scrittore e giornalista Vittorio Orsenigo elaborò una prima drammaturgia, che venne poi adattata in forma di lettura scenica da Giangilberto Monti, che ne curò anche la regia. La pièce venne in seguito proposta durante la primavera nei locali del “Porte Aperte”, così si chiamava il circolo culturale fondato da Francesco Piscopo. Del gruppo che si prestò ad interpretare questo testo fecero parte Graziella Galvani, che aveva maturato una lunga esperienza con il Piccolo Teatro di Milano, Maurizio Salvalalio, proveniente dai gruppi della nuova drammaturgia milanese, Fabio Carraresi, più volte impegnato in letture poetiche e Daniele Marfori, che aveva collaborato alla ricerca storica. Il testo verrà poi pubblicato nel 1999 dalla casa editrice Greco & Greco.

“La mia collaborazione con Vittorio Orsenigo, autore che unisce al rigore di fondo una straordinaria capacità improvvisativa, è stata arricchita da una lunga conversazione con Ettore Capriolo, studioso e maestro di Teatro, che mi ha fatto comprendere la complessità di questa storia e l’incredibile superficialità con la quale, a volte, il potere tratta la vita umana. Con questo lavoro ho probabilmente reso solo in minima parte le infinite discussioni intorno a questo tema e in particolare al caso Dreyfus, ma ho cercato di farlo con attenzione e onestà, la stessa onestà che spesso ci aspettiamo da quei giudici che, sopra di noi, hanno l’ultima parola e che a volte rispondono solo col silenzio”
(G.G. Monti)

26PAROLE D’ONORE (1996)
lettura scenica
con Paolo Bessegato e Francesca Paganini

testo di Giangilberto Monti

maggio 1996 – Associazione Porte Aperte di Milano

La commedia di mafia Parole d’Onore è ispirata alla ricerca della giornalista e scrittrice Liliana Madeo, e alle testimonianze sul rapporto tra mafia e collaborazionismo raccolte dalla sociologa Simona Peverelli, che si è occupata a lungo del fenomeno della criminalità organizzata nel nord Italia. Sotto forma di lettura scenica, Parole d’Onore è stata inserita nella rassegna multimediale “Teatro d’Onore, voci di Sicilia su mafia e dintorni”, organizzata dall’Associazione Fort Alamo di Milano e patrocinata dai settori Cultura del Comune e della Provincia di Milano, e dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia. Il testo racconta l’incontro-scontro di due donne, una collaboratrice di giustizia di origine meridionale e una poliziotta proveniente dal nord Italia. Dal contrasto di mondi apparentemente così lontani, si intravede la speranza di una risposta diversa al dramma della solitudine di chi non si riconosce più nella società che lo circonda.

“Parlare di chi crede nella costruzione di una società civile e a questo le sacrifica affetti, libertà personale e a volte la vita stessa, facendo conoscere le loro storie nelle scuole, in teatro, al cinema e alla radio, smettendola così di parlare dei mafiosi e del loro corteo di valori quasi fossero eroi romantici di un brutto film di gangster. Il tempo è adesso”
(Rosa Masciopinto, nella foto)

25VOCI DEL ME MILAN (1997-1999)

recital musicale
con Daniela Ferrari
Germano Lanzoni e Gianfranco Balestrini

 

ideazione e regia Giangilberto Monti
consulenza musicale Sandro Avanzo
immagini Marco Giberti
regia Giangilberto Monti

Con questo spettacolo musicale, presentato a Milano nel 1997, ospitato al Festival Nazionale di Todi nel settembre 1998 e poi replicato per altre due stagioni, si è inteso valorizzare la cultura lombarda al di là dei “campanilismi” e riscoprire quell’infinità di autori e canzoni rimasti per troppo tempo inutilizzati o posti in secondo piano.
Una ricerca scrupolosa, condotta da Sandro Avanzo e Giangilberto Monti, ma soprattutto un omaggio musicale a Milano e alla sua memoria, alternando il dialetto milanese all’italiano e riscoprendo un repertorio tuttora vitale. Il recital è animato dalla bravura della vocalist Daniela Ferrari e dalla coppia di cabaret musicale Gegio & Gianfri. Il primo, Germano Lanzoni, è animatore e conduttore radiofonico, il secondo, Gianfranco Balestrini, è pianista, cantante e compositore.

Teatro Piccola Commenda di Milano novembre 1997
Festival Teatrale di Todi settembre 1998
Teatro Gnomo di Milano novembre 1999

24CARISSIMA LUCREZIA (1998)
sceneggiato radiofonico
con Alessandra Felletti

testo di Giangilberto Monti
regia di Claudio Laiso

Dopo la versione teatrale del 1993, Monti adatta per il mezzo radiofonico la vita di Lucrezia Malpigli con un cast di undici attori, tra cui Alessandra Felletti nella parte di Lucrezia e Fabio Mazzari nelle vesti del Podestà di Lucca. E’ la ricostruzione accurata dei fatti che portano all’incriminazione di Lucrezia Malpigli, presunta mandante dell’assassinio del marito, e all’istruzione di un processo che fece scandalo all’epoca, per le nobili famiglie coinvolte. Rifugiatasi in convento con l’aiuto del fratello Giovanlorenzo – e così scampata alla giustizia della repubblica lucchese – Lucrezia fu accusata anni dopo di un altro delitto passionale avvenuto tra le mura del convento, dopo che una sua consorella denunciò la relazione con uno spasimante di Lucrezia, un giovane pittore che era solito molestare le monache; un fatto assai frequente in quel periodo, data la scarsa sorveglianza e la corruzione dilagante. La giustizia papale la condannò al carcere a vita, nella sua stessa cella. Ma in entrambi i casi, nonostante le indagini e le torture, nè il Cancelliere Petrucci per l’omicidio del marito Lelio Buonvisi, nè il Vescovo di Lucca per quello della consorella, Suor Calidonia Burlamacchi, riuscirono a dimostrare le presunte colpe di Lucrezia.

23CANTO DI TERRA (1998-1999)
arie, lunarie e storie di Sicilia con Kaballà

voce recitante Alessandra Felletti
ideazione e regia Giangilberto Monti

maggio 1998 – Porte Aperte di Milano
dicembre 1999 – Teatro Filodrammatici di Milano

Con questo spettacolo Giuseppe Rinaldi propone non un semplice concerto o un recital ma una forma di comunicazione mista, tra musica, letteratura e teatro. Il sottotitolo anticipa l’atmosfera dello spettacolo che vede alternarsi le migliori canzoni di Kaballà, riarrangiate in forma acustica, a brani di Tomasi Di Lampedusa, Quasimodo e Vincenzo Consolo, oltre a frammenti tratti dalle opere di Pirandello e Sciascia e ad una breve ma intensa citazione della famosa lirica di Pasolini “Io so i nomi”. Uno spettacolo che recupera la più antica tradizione siciliana: il significato del locale gusto per la narrazione, la musicalità di un linguaggio che alterna il dialetto alla lingua italiana e una suggestiva contaminazione di stili musicali, restituendo valori e intelligenze che riscattano l’immagine cupa e violenta che di questa terra ci offre la cronaca quotidiana.

canzoni originali e voce solista Giuseppe Rinaldi (Kaballà)
chitarra classica Pierluigi Ferrari
violoncello Massimo Stingo
chitarre acustiche Massimo Germini

sceneggiato radiofonico musicale
di Giangilberto Monti
su canzoni di Boris Vian
regia Claudio Laiso
presa del suono e mix Lara Persia

Un cast di dodici attori italiani e svizzeri rievoca la storia del bandito anarchico Jules Bonnot. Otto puntate scandite dalle canzoni di Boris Vian, interpretate da Giangilberto Monti e Renata Mezenov Sa, con gli stessi musicisti che ne avevano accompagnato la prima versione teatrale (Teatro Litta, Milano 2002).

personaggi e interpreti
narratore – Giangilberto Monti
narratrice – Alessandra Felletti
Jules Bonnot – Luca Sandri
Victor Kibaltchiche – Mario Cei
Sophie Burdet, moglie di Bonnot e Judith Thollon, amante di Bonnot – Alessia Vicardi
voce patriota, voce 1°strillone, Jean-Baptiste Thollon – Federico Caprara
voce 1°operaio, voce 2°strillone, André Soudy, Eugène Dieudonné, Presidente della Corte – Gianmario Arringa
voce 2°operaio, voce 3°strillone, Sir Arthur Conan Doyle, Ernest Caby, Gauzy – Antonello Governale
Raymond-la-Science – Riccardo Merli
Octave Garnier – Attilio Ierna
Ispettore Robert – Riccardo Peroni
Jules Jouin (vice capo della polizia di Parigi), avvocato – Augusto Di Bono

direzione musicale Carlo Cialdo Capelli
con Renata Mezenov Sa (voce, chitarra), Caroline Tallone (voce, ghironda), Roberto Carlotti (fisarmonica), Marco Mistrangelo (contrabbasso), Giangilberto Monti (voce e adattamenti in italiano)

una produzione di Francesca Giorzi per Rete Due
(Radio Svizzera Italiana, Lugano, ottobre 2003)
Prix Suisse 2004 nella categoria Fiction

“Questa è una storia all’inizio del Novecento, siamo in Francia, c’è la democrazia! La guerra in Europa non c’è, o meglio… c’è dappertutto, ma non qui. E’ la Belle Epoque! Vai a prendere il caffè sulla Senna, vai a ballare al Moulin Rouge e lì ci ritrovi gli artisti, i ministri.. bellissime donne… Basta avere i soldi.. e se vuoi farti quattro risate? Vai al cabaret, allo Chat Noir, dove i comici prendono in giro l’imperatore! Ma se non hai soldi, se cerchi lavoro. Se sei disperato perchè non lo trovi.. cosa fai? Questa storia a Parigi la conoscono tutti… è quasi una leggenda però è tutto vero! Questa è la storia di Jules Bonnot, operaio, anarchico e poi bandito. Un fuorilegge”

“La Belle Époque della Banda Bonnot” ha rappresentato la Svizzera al Prix Italia 2004

SRG SSR IDéE SUISSE Société Suisse de Radiodiffusion et Télévision
La Belle Époque della Banda Bonnot (ORIGINAL DRAMA) director Claudio Laiso-producer Francesca Giorzi-script Giangilberto Monti-music direction Carlo Cialdo Capelli-sound Lara Persia-title of series Colpo di Scena-producing organization RSI, RETE DUE-original language Italian-year of production 2003-first broadcast 18/04/2004-running time 49′ 13″

THE “BELLE EPOQUE” OF THE BONNOT GANG
In 1954, Boris Vian wrote nineteen songs for a stage play by Henri-François Rey on the life of the anarchist outlaw Jules Bonnot, who lived in France at the turn of the twentieth century. For Rete Due, Giangilberto Monti has recovered the nineteen songs in the order intended by Boris Vian, translated them into Italian, written music for the songs that were left unfinished, and dramatised the story of the Bonnot Gang by drawing on contemporary documents.

le_canzoni_lbMarcos Y Marcos, 1995

Le più belle canzoni di Vian: dal jazz al rock allo swing, fino alle giave francesi e ai ritmi latino americani – Cantare, Berrò, Il disertore, e tante altre, ricche, come i suoi romanzi e forse più, di poesia e umorismo, di impegno civile e sognante, surreale follia – negli adattamenti di Giulia Colace e Giangilberto Monti, introdotte da un documentato e gustoso profilo su Vian e la musica.
I “salati” interventi del grande autore della Schiuma dei giorni sul mondo musicale che lo circondava, sull’arte e sul mercato dell’arte, su come costruire un successo, sul gusto musicale, su glorie e soprattutto nefandezze dei critici.
Le testimonianze di Jacques Canetti, il leggendario discografico che scoprì il Vian chansonnier e cabarettista e di Alain Vian, uno dei tre fratelli (i famosi tremelli dello Strappacuore) di Boris.
Completano questo libro la discografia e una cronologia artistica che sintetizza la frenetica e multiforme genialità di Vian.
“Una cosa eterna è una cosa di una certa importanza… non è quindi possibile prendere la canzone sotto gamba. Cosa resta della Rivoluzione francese se non il Ça ira, La Carmagnole, la semplicissima Marsigliese, senza la quale ai nostri rappresentanti al governo sarebbe impossibile uscire, a testa alta e con passo elastico, da una seduta vergognosa?”

dreyfus_lbGreco & Greco, 1999

“Un gruppo di professionisti coadiuvati dal noto avvocato Francesco Piscopo, difensore per anni delle battaglie civili di Franca Rame e Dario Fo, raccoglie alla fine degli anni Novanta testimonianze sul caso del capitano dell’esercito francese di origine ebraica Alfred Dreyfus, che negli ultimi anni dell’Ottocento fu incriminato ingiustamente con l’accusa di alto tradimento e spionaggio ai danni della Francia. Degradato e condannato ai lavori forzati il suo caso suscitò grande sdegno e scalpore nella parte più illuminata del paese”.
Giangilberto Monti ha scritto insieme allo storico Vittorio Orsenigo – regista nel 1950 del Piccolo Teatro e scrittore raffinato – un testo teatrale lucido e appassionato, basato sui giornali dell’epoca e costruito come un radiodramma dal vivo a quattro voci. Sia la Rai sia la Radio Svizzera Italiana ne hanno rifiutato a suo tempo la produzione.