CONCERTO PER COLUCHE (2017)
radiodramma musicale di Giangilberto Monti
regia Claudio Laiso
produzione Francesca Giorzi (Rete Due RSI)
originale radiofonico in 8 puntate
con Flavio Sala (Coluche), Alessandra Felletti (Miou Miou), Claudio Moneta (Georges Moustaki), Jasmine Laurenti (Véronique Kantor), Augusto Di Bono (Paul Lederman), Antonio Zanoletti (François Cavanna), Giangilberto Monti (Renaud) e con Mario Cei (Romain Bouteille), Margherita Coldesina (Fred Romano) e Matteo Carassini (giornalista).
Presa del suono, editing e sonorizzazione Thomas Chiesa.

Michele Colucci, in arte Coluche, è stato il più geniale “comico politico” di Francia. Irriverente. Cattivo. Anarchico. Volgare. Eccessivo. Individualista. Provocatore. Depresso. Ribelle. Alcolizzato. Drogato. Politicamente scorretto. Il suo talento esplode negli anni Settanta, supportato da riviste come “Harakiri” e “Charlie Hebdo”. E quando, ormai famoso, si candidò a sorpresa alle Presidenziali del 1981, il suo manifesto elettorale diventò un violento j’accuse contro la corruzione e l’insipienza dei politici francesi, nessuno escluso: “Prima di me la Francia era divisa in due, con me sarà piegata in quattro dal ridere”. Aveva il 16% nei sondaggi quando – in circostanze oscure – decise di ritirarsi.

Dopo una lunga depressione Coluche risalì la corrente, si cimentò in ruoli di successo al cinema, lanciò una campagna nazionale contro la povertà, mise d’accordo l’intero paese e programmò il suo ritorno sulle scene, ma non ci riuscì. Morì nel 1986 a soli 41 anni d’età, in un banale incidente stradale a tutt’oggi mai chiarito, poi rievocato dal suo grande amico Renaud, stella del rock d’autore francese, in un’amara e appassionata ballata.

E’ la prima volta che Renaud autorizza adattamenti in italiano delle sue canzoni. E in questo radiodramma ne propongo alcune tra le sue più belle, anche perchè le mie prime composizioni non erano molto dissimili dalle sarcastiche ballate del cantore delle periferie parigine. Ho infatti immaginato che i protagonisti della carriera di Coluche – il suo impresario storico, le compagne di una vita, lo chansonnier Georges Moustaki e il giornalista François Cavanna – si ritrovassero una sera al Bobino di Parigi, poco prima del concerto di Renaud, per celebrare non solo un amico ma anche lo storico Cafè de la Gare, il teatro-cabaret che aprì una stagione importante nella storia francese, quando la satira arrivò a scardinare perfino gli equilibri politici del paese.

Raccontare la storia di Coluche significa interrogarsi su un paradosso: la comicità è una branca della politica e la satira è un ingrediente necessario alla democrazia? Oppure è vero il contrario, e oggi la politica è solo una delle tante industrie dello spettacolo? Sia quel che sia, anche grazie alla vita del buffone più amato di Francia, ho voluto affrontare l’ultimo dei maudits d’oltralpe, perchè sotto il pavè credo si trovi ancora la spiaggia dell’utopia. E non smetterò mai di crederci… (Giangilberto Monti)